mercoledì 28 settembre 2011

La via dell'ambra

Una delle più antiche vie commerciali del continente europeo, unì per millenni Baltico e Mediterraneo:




domenica 18 settembre 2011

Bello...

Bello e impossibile verrebbe da dire il romanzo “Dalla scura terra”,
bello perché finalmente si racconta la Sardegna oltre i luoghi comuni. Impossibile  è la reazione più immediata del lettore di fronte alle incredibili imprese raccontate nel libro.
La storia, o meglio le storie, quella antica e quella moderna, raccontate nell’opera sono coinvolgenti e ben orchestrate. Scorrono parallele a distanza di tre millenni. I personaggi sembrano animati di vita propria. Anticonformisti e, a modo loro, rivoluzionari. Ti prendono e sembra quasi che ti invitino ad entrare nel loro mondo.
Forse per l’ambientazione, ma, già dalle prime pagine ti sembra di avere a che fare con persone che conosci da sempre.
Ho letto le oltre trecento pagine in meno di una settimana, non mi capitava più dai tempi dell’università. L’impressione che ho provato leggendo le ultime righe è stata quasi un senso di sottile malinconia: credo che quei personaggi, che erano diventati, in un qualche modo, vivi e presenti, mi mancheranno un po’.
Sardi diversi e allo stesso tempo uguali a noi stessi.  Diversi perché inaspettatamente viaggiatori e aperti verso l’esterno, come noi vorremmo essere,  uguali  nei passi in cui si narra delle divisioni e delle lotte tra tribù e villaggi vicini. Niente di nuovo sotto il sole di Sardegna, verrebbe da dire.
Certo l’impressione più piacevole è stata quella di “scoprire” lo spirito di avventura dei nostri antichi progenitori. Ancora prima di eventuali prove supportate da verifiche sul campo, questa ipotesi, basta da se stessa a destarci dal torpore storico in cui siamo caduti; anche perché la nostra storia che ci è sempre stata insegnata, fino ad ora, dai “forestieri”.
Nella storia riecheggiano reminiscenze classiche. Tra tutti Il mito del viaggio, costante della cultura occidentale. Bello il riferimento ad un incontro ravvicinato tra Olai ed Ulisse. Anche se, il nostro eroe di Abini è più assimilabile ad Enea: Nell’Odissea lo svolgimento degli eventi parte e si conclude ad Itaca. Nell’Eneide da Troia alla nuova Troia. Per Gianni Mele, invece, il viaggio continua. In questo senso mi ricorda Paulo nel cammino di Santiago: nella vita come in viaggio non è tanto importante la meta, quanto il cammino stesso
Il parallelismo delle due storie raccontate non è solo temporale; vi si scorge anche un parallelismo che potremmo definire “Tecnologico” nel senso che mentre i viaggi ai tempi di Olai, avvenivano via mare o via terra con barconi costruiti in legno, nel mondo moderno il viaggio si realizza attraverso la rete e lo strumento è il computer.
Non ho le competenze per affermare quanto ci sia di storicamente” vero”  nella vicenda narrata, anche se alcune recenti scoperte archeologiche sembrano incoraggiare le speranze di chi, come sardo, vorrebbe vedere riscritta la propria storia. A prescindere da ciò, il libro mi è piaciuto. Credo che a questo punto non posso fare altro che leggere, a ritroso, il precedente lavoro (Bronzo) e spero nel contempo, anzi ne sono convinto, che la storia di Olai non sia finita poiché credo che nella fantasia dell’autore sia già presente il seguito dell’opera. 
Mi permetto di manifestare, infine, un paio di impressioni puramente epidermiche e personali , sui due personaggi principali:
sono affezionato ad Olai perché è un mio lontano quasi concittadino (essendo, se ho inteso bene, egli originario di Abini (Teti) ed io di Tiana.
mi è dispiaciuto alquanto che il povero Gianni Mele sia stato sedotto e abbandonato da Thelma. Meritava qualcosa di più.
Complimenti e Auguri per il futuro
Giorgio Piras